Montagna ed Itinerari Alpinistici
- Dettagli
- Montagna ed Itinerari Alpinistici


Notare il ghiaione conico presente sulla superficie del ghiacciaio, residuo della grande valanga dello scorso inverno

Neve purtroppo in rapida ablazione, su gran parte del ghiacciaio è già visibile il ghiaccio vitreo



Il temporale che di lì a poco ci avrebbe lavati


Il Grande ghiacciaio



E infine veduta d'insieme del complesso glaciale..Sotto gli ultimi raggi di sole prima della tempesta!!

- Dettagli
- Nichele Sergio
- Montagna ed Itinerari Alpinistici
Occasione imperdibile per conoscere da vicino una delle montagne più selvagge ed incontaminate che esistano nell’arco alpino, il gruppo del Disgrazia, nelle alpi Lepontine, settore lombardo, poco lontano da Sondrio.
Un nome che non deve indurre in errore, pensando a chissà quali sventure: l’etimologia della montagna deriva probabilmente dal termine dialettale “Desglacia”, riferito alle sue numerose vedrette, che d’estate mandavano (e mandano ancora oggi, nonostante la drastica e drammatica riduzione subita negli ultimi anni), ingenti quantità d’acqua di fusione verso valle.
Una gita quindi di alti spunti glaciologici, ma anche paesaggistici e geologici, attraversando zone ricche di rocce serpentiniti, di colore verde smeraldo, presenti solo in questa zona ristretta dell’arco alpino.
La partenza è stata dai prati di Preda rossa (1995 mt.), nel pomeriggio di sabato, dopo 4 ore buone di auto, e dopo due ore scarse c’è stato l’accasamento presso il rifugio Ponti (2565 mt.), dove abbiamo trascorso una divertente serata: come sempre la montagna unisce e trasmette convivialità (ed ottimo vino valtellinese e grappa nostrana non sono mancati di certo….)
Il giorno successivo divisione dei due gruppi: quello escursionistico (del quale facevo parte) si è inoltrato nelle selvagge zone dei Corni Bruciati per compiere un giro ad anello, attraverso tre forcelle, attorno al monte Disgrazia, passando anche sotto le falde del pizzo Cassandra. Splendido, posti solitari, incontaminati, nessuna presenza umana incontrata lungo il percorso di sette ore circa.
Il gruppo alpinistico, con personalità di spicco dell’ambito alpinistico vicentino come Marco Peruffo, diabetico eppure capace di salire in vetta al Cho Oyu, la sesta montagna più alta del mondo (quota 8.201 mt), ha intrapreso invece la via di salita normale al monte Disgrazia (3678 mt.), per nulla agevole a causa del sovraffollamento (un altro gruppone di 40 corsisti milanesi aveva infatti deciso di intraprendere, domenica, la salita) e del ghiaccio presente in alta quota, formatosi a seguito delle precipitazioni di pioggia mista a neve, cadute nel pomeriggio e nella serata di sabato, fin verso i 3200 metri di quota, e dei rasserenamenti notturni.
Ritorno a Vicenza, infine previdentemente anticipato in vista della finale, tuttavia non avevamo fatto i conti con l’oste, e così ecco che a Lecco tutto è intasato causa incidente, ed arrivo a casa solo in tempo per vedere secondo tempo, supplementari e rigori….poco male, alla fine i festeggiamenti me li sono goduti tutti pienamente.
Ma bando alle ciance e spazio alle immagini!
Sabato
Poco dopo la partenza, l’ambiente palustre d’alta quota dei prati di Preda Rossa

- Dettagli
- Montagna ed Itinerari Alpinistici
Come sempre succede, anche questa volta il nostro Fabio ci stupisce con delle stupende foto dalla mitica val di Genova!
Lascio a voi ogni commento... Certamente è uno dei posti più belli in cui sia mai stato in Trentino!
E per finire... Mucca egocentrica
- Dettagli
- Sergio Nichele
- Montagna ed Itinerari Alpinistici
Splendida passeggiata di alta quota, alla portata di chiunque, che permette di entrare a diretto contatto con uno degli ambienti alpini più incontaminati esistenti nella zona dolomitica, anche se parlare di Dolomiti per la catena del Lagorai è, geologicamente, un azzardo.
Se infatti per tradizione geografica tale zona va ricompresa di diritto nell'area dolomitica propriamente intesa, dal punto di vista geologico la roccia porfidica, di origine vulcanica ma trasformata tramite processi di metamorfismo subiti in epoche geologicamente più recenti, è quanto di più lontano si possa immaginare dalla celeberrima dolomia, formata da rocce calcaree coralline, condite da un pizzico di magnesio. Questo fatto caratterizza anche l'enorme richezza idrografica superficiale dei Lagorai, il cui nome deriva, per l'appunto, dall'innumerevole presenza di laghi e laghetti (oltre a torrenti e ruscelli), la cui genesi viene favorita dalla totale impermeabilità della roccia porfidica.
Per quanto riguarda le condizioni del tempo domenicale sui Lagorai, esso è stato caratterizzato dall'influenza di due masse d'aria assai diverse tra di loro, la prima molto secca e fresca, di matrice anticiclonica, che stazionava a nord ed ad ovest del Trentino, la quale ha predominato nella mattinata, regalando sole ed ampie visuali sulle catene delle Alpi Venoste (visibili, tra gli altri, la Palla Bianca, il Similaùn e il Pan di Zucchero), nonchè sul Cevedale, il Gran Zebrù e l'Ortles.
Nella seconda metà della giornata ha invece avuto il sopravvento l'aria umida di provenienza balcanica, che già gravava in mattinata sulle pianure del nord-est, risalita tramite il canale della Valsugana, grazie anche alle brezze pomeridiane. Il pomeriggio è stato dunque perlopiù nebuloso e nebbioso, mentre a sprazzi si continava a vedere, verso nord-ovest, le creste di confine totalmente sgombre da nubi, e al ritorno, proprio nel momento del gran banchetto di fine escursione, non è mancato il classico appuntamento con la nuvoletta fantozziana, che in una decina di minuti ha bagnato per bene i dolciumi preparati dalle sapienti mani delle donzelle del gruppo, ed annaquato il vinello proposto dai maschietti.
Alla fine comunque, il sole è ritornato e il pasteggio è finito all'asciutto.
Posto ora un pò di foto, dalle quali potrete rendervi conto delle condizioni ancora buone di innevamento sopra i 2000 metri, specie sul versante nord, insistente sulla catena.
Buona visione!!!

- Dettagli
- Bechelli Fabio
- Montagna ed Itinerari Alpinistici
Dopo un martedì di pioggia incessante, con temperature, in città a Verona, attorno ai +10°C in pieno giorno (e neve fresca ben visibile sui monti), mercoledì scorso io ed un mio amico abbiamo deciso di andare fare una camminata sl Monte Baldo, sia perché era in programma da tempo, sia per toccare di persona l'ultima neve della stagione!
Dalla funivia, verso Malcesine...
...Stessa visuale una volta arrivati
Le creste del Baldo coperte dalla neve fresca del giorno prima
L'Altissimo Di Nago
Verso il Lago di Garda
In cammino verso le cime gli spessori residui aumentano a vista d'occhio. A parte la neve fresca (dai 5 ai 20/30 cm delle cime), di neve vecchia ce n'è veramente tanta: nonostante la forte ablazione, resistono grandi nevai verosimilmente ancora molto profondi
Il gruppo del Carega e gli alti Lessini, anch'essi innevati di fresco..
Sole tra le nubi
Il sentiero delle creste dopo una certa quota sparisce totalmente sotto la neve, impedendoci di arrivare in vetta
ancora tanta bella neve...
Uno sguardo al sottostante Lago
Distese immacolate
Essendo impossibilitati ad accedervi di persona, a causa della troppa neve e del continuo passaggio di nubi, ci accontentiamo di immortalare la vetta solo in fotografia :-( Quant'è bello vedere la neve fresca, oltre ad una certa quota, resistere al sole ed alle temperature pomeridiane quasi intatta su rocce e arbusti!
Fabio Bechelli
- Dettagli
- Nichele Sergio
- Montagna ed Itinerari Alpinistici



Inizia ad affilare le armi, che nei prossimi mesi le indomabili truppe guidate dal Generalissimo Salterini inizieranno a farti una concorrenza spietata, a tutto campo


Il teatro della prima escursione, giusto per fare un po’ di gamba, come ho anticipato, non sono stati strabilianti itinerari di alta quota, bensì le innocue, a prima vista, colline che circondano Lumignano, ridente paesello posto ai piedi del rift sud-orientale dei Monti Berici. Già, parlo di rift, perché trattasi proprio di ciò che rimane di una barriera corallina tropicale, sedimentatasi strato su strato in tali zone durante l’era terziaria, che crea questo paesaggio rupestre, fatto di rupi, scaranti, covoli, nei quali l’acqua, erodendo la roccia calcarea, si è divertita a plasmare, modellare, disfare e ricreare con molta fantasia. Mettiamoci pure la rigogliosa natura locale, in piena fioritura primaverile, capace di alternare, nei versanti a solatio vegetazione termofila mediterranea, e nei versanti a tramontana relitti dell’ultima glaciazione Wurmiana (15000-10000 anni or sono), per completare un quadro assai accattivante.
Bando alle ciance, spazio alle immagini
Veduta di Lumignano bassa e della campagna adiacente dalle rupi del Brojon, importante sito archeologico per le ricerche sui primitivi insediamenti umani in Veneto (chissà se anche il buon Marco Camera ha smanettato con badila e pennello in quei covoli…)

Interessante passaggio in ferrata su una stretta cengia tra le rupi stesse, vietata agli spilungoni, il soffitto non sarà stato alto più di 50-60 cm (ps: per rispetto della privacy, ho dovuto un po’ tagliare la foto per far sparire facce di persone)

La rupe del Monte della Croce, con il sottostante Eremo di San Cassiano, un’oasi di pace e tranquillità a mezz’ora di macchina da Vicenza e 30 minuti di volenterosa camminata in salita.
Anche le cavità attorno all’eremo sono state oggetto di intensi studi paleontologici, con rinvenimento di ossa fossili di animali tipici di climi freddi (come l’Orso delle Caverne).

Un altro passaggino piccante sul Brojon, vi posso assicurare che infilare il piede in quella staffa mobile e tirarsi sulla paretina di roccia è un po’ come montare in groppa a cavallo, senza l’ausilio della sella.

Continua..........
- Dettagli
- Stevanato Luca
- Montagna ed Itinerari Alpinistici

cosi, annoiati dallo studio e dalla solita vita quotidiana, decidiamo di passare una giornata diversa dal solito..

abbiamo cosi organizzato un uscita di soli "fisici" o aspiranti al titolo di "Dottore in Fisica"...
Ritrovo vicino ad Asiago, per la precisione in localita' Turcio dove piovvigginava con soli 2 gradi..

I prati sono un fiorire di bucaneve...


Trasferimento sino al passo Vezzena (1402 m) dove lasciamo le macchine..La copertura nevosa e' abbastanza consistente nel versante a nord, mentre in quello a sud e' a chiazze..Partiamo alla volta del monte Vezzena, antico forte della grande guerra..

Mentre sul passo il sole faceva capolino, in quel di asiago la nuvolaglia era ancora abbastanza intensa..

Il sentiero doveva essere abbastanza facile, 500metri di dislivello da diluire in due ore..ma invece dopo nemmeno un km di strada asfaltata entriamo nel bosco...


camminare sulla neve e' un divertimento, ma camminare su una neve molle dove ad un passo affondi sino alla caviglia, quello sucessivo non affondi e quello dopo affondi sino al ginocchio o sino all'anca e' parecchio stancante..specialmente se devi camminarci per parecchi km..
ma non ci siamo di certo persi d'animo..


La neve nel bosco variava dal mezzometro a 1600metri sino al metro al limite del bosco a 1850 metri..
usciti pero' dal bosco la neve cala drasticamente..ed ormai siamo in vista della cima..

Il panorama a 360 gradi che si puo' ammirare dalla cima e' veramente mozzafiato e ripaga di tutte le fatiche..


foto di gruppo dalla cima..

durante la nostra permanenza in cima, abbiamo pure la fortuna di beccare un rovescio di neve e graupel...durato pero' solo 5-10 minuti..tanto per dire l'ho vista cadere pure in aprile..

purtroppo pero' e' ora di tornare e a malincuore di mettiamo sulla via del ritorno..
il tempo per un ultima foto di gruppo e poi tutti a casa..

arrivati al rifugio al passo abbiamo prosciugato le botti di birra del povero ristoratore che ci ha guardato incantati, non conoscendo le bocche da litro che aveva davanti...
