Ragazzi, vi allego il  racconto sull'avventura compiuta Sabato e Domenica. Spero sia di vostro gradimento, non capita spesso di raggiungere la vetta dell'Ortles in sci.

Allego anche qualche foto pur se la giornata pessima non ha permesso di poterne fare di spettacolari.

Ragazzi, vi allego due racconti sull'avventura compiuta Sabato e Domenica. Il rpimo è dell'unico compagno di gita che è riuscito a salire con me sull'Ortles, il secondo raccontino è invece mio.
Spero siano di vostro gradimento per quanto lunghi, ma non capita spesso di raggiungere la vetta dell'Ortles in sci.
Allego anche qualche foto pur se la giornata pessima non ha permesso di poterne fare di spettacolari.
Ciao,
Fabio

Come mi sono ritrovato da solo in mezzo al vento, alla neve e alla nebbia sopra il Bivacco Lombardi, ancora non l’ho capito. Già non avevo capito perché fuori dal bivacco sono andato in sù invece che in giù! Però, superato un ripido tratto ho deciso di fermarmi e aspettare i superstiti dato che la mia traccia scompariva dopo pochi minuti. Ermanno (Scialpinista di Thiene) mi raggiunge ma non favella. Keko mi dà una mano a esplorare un lato di una crepacciata da superare. Gli altri non li vedo più. Dubbi, ma di certo non su Franco. Avrà deciso per il meglio. Proseguo evitando la zona pericolosa, ma con buchi sempre nei paraggi. Non si vede davvero molto. Dopo un po’, intorno ai 3600mt controllo l’azimuth che sto facendo, il terreno, la pendenza e decido di cominciare il percorso a semicerchio antiorario proprio quando il thienese vivamente preoccupato mi fa nascere giustificati dubbi e paure (passaggi obbligati in discesa, ecc.). Dopo mi ringrazierà e si complimenterà per il percorso (ma come cavolo hai fatto ad arrivare, mi sarei fermato molto prima, ecc.), ma in quel momento saliva senza proferire parola e la sua recondita idea di fermarsi era senz’altro la migliore. Non avrò fatto uscire il sole durante la salita (ma in discesa sì), ma ho fatto arrivare l’arcangelo Gabriele che nei panni di Krukko GPS munito ha inferto nuovo coraggio in me (ero sulla traccia ma come facevo a saperlo?). Poi mi chiedo, va beh che era freddo e dovevo muovermi (questa è stata la scusa), ma perché l’ho superato facendo traccia di nuovo da solo dopo solo 100mt quando bastava seguirlo? Forse perché seguire 4 coordinate per raggiungere una croce non è propriamente scialpinismo? Eppure mi ha fatto comodo per quei 100mt trovarmelo lì e soprattutto anche nei primi 100mt di discesa!

Me lo ha chiesto anche Keko, poi, come mai l’ho superato e cosa seguivo per arrivare in cima. Cosa stessi seguendo per arrivare in cima non lo so, ma forse proprio perché non era arrivare in cima per arrivare in cima all’Ortles quello che mi interessava e che infine mi ha fatto decidere di tornare davanti da solo fregandomene del gps.

Ci penso oggi e sono convinto, logicamente, di aver sbagliato. Dovevo aspettare e seguirlo. Però ieri era una di quelle giornate in cui ti senti in montagna e ragioni come se fosse la cosa più ovvia del mondo essere lì in quelle circostanze.


"amici!
anormali persone, esigue colonie di neuroni surgelati, alpinisti in panne,
mutande e calzamaglia!
Ieri più ci penso e più mi dico che abbiamo fatto una mezza impresa.
Lode all'uomo che ha concepito tale progetto e che con encomiabile tenacia
lo ha perseguito.
Quella gita è proprio bella, non so agli altri, ma pareva a me che quella
montagna non ci volesse,
che si difendesse con ogni arma a sua disposizione.
Io sono arrivato in vetta solo perchè c'era chi mi precedeva e grazie alle
gambe che hanno retto fino in fondo.
Il retto (nel senso di culo) invece ci ha aiutato in 2 fugaci momenti,
quando eravamo lì lì per dire "'ndemo in leto che xe mejo!".
Primo il crucco (penso un local, che dichiarava di aver già ripetuto la
gita), armato di gps che nella tormenta
va come un treno verso la cima, ci appare come la stella cometa x i re magi.
E poi dopo, una breve schiarita (tipo 5 secondi) che mi ha fatto comparire
200 metri davanti fabio e la croce
lì nitida a breve distanza da lui (quando davvero dentro di me cominciavo a
darmi per vinto) per poi finire di nuovo inghiottiti dalle nuvole, dal
grigio senza
confine e senza dimensione, dalla neve ghiacciata che riusciva a ferire gli
occhi, ma con una nuova energia, rinnovata speranza nell'animo.
2 istanti ma la giornata è stata davvero intensa.

La mattina siamo partiti tranquilli, l'ambiente è severo incute grande
rispetto.
I seracchi imponenti, io ne ho visti pochi in vita mia, li trovavo
impressionanti.
Quando vedo le parallele crepe che hanno sui lati mi sembra di vedere le
branchie degli squali.
Dentro di me disegno affinità (anche cromatiche) tra quella opera della
montanga e un enorme
pesce carnivoro e affamato.
In fondo al vallone togliamo gli sci (pausetta dopo + di 2 ore di marcia)
e saliamo per il ripido canaletto.
Rimettiamo gli sci, giriamo intorno a delle rocce e siamo a pochi metri
sotto i seracchi.
Di nuovo togliamo gli sci per raggiungere il bivacco lombardi, c'è un
passaggio
un po' delicato, devo stare attento a dove metto i piedi, lo strato di neve
compatta
che copre le rocce è sottile.
Al bivacco arriviamo io e franco, fabio aspetta già da un po'.
Arrivano andrea a federcia e purtroppo un malessere la costringe a
fermarsi, ha già "tenuto" per 1100 metri, il suo disagio e palese.
Il vento sbatte le pareti metalliche del bivacco, non ci sono facce
sorridenti.
Atch ci stimola a ripartire, infilo la corda nello zaino e usciamo,
con la consueta intelligenza ci trasmette il suo pensiero e conveniamo
che la scelta è ottima.
Rampanti e su!
Speriamo nella clemenza del meteo (nella classica botta di culo), sopra di
noi non si vede niente.
Avanziamo sul ripido, la progressione è per me lenta e complicata, scivolo.
Perdo di vista fabio e mi rassegno a seguire le tracce al suolo, altro non
si vede.
Prima di sbucare sui dolci pendii sommitali abbiamo un dubbio sulla
direzione,
"guarda di là!" dice fabio, vado e butto lo sguardo:
sul pendio ci sono come dei "calli" di ghiaccio vivo esposto tra lingue di
neve.
Andiamo in direzione opposta e atch trova il passaggio
per uscire da quel ripido pendio e tornare sulla strada giusta.
Più sopra siamo ancora in dubbio, tra vento e nuvole è dura
orientarsi. Arriva anche il tizio di thiene che era dietro a me e io credevo
fosse franco, invece era un calesse. Penso a franco, dove sarà? Devo
aspettarlo? Dubbi e
un po' di apprensione....
Valutano insieme il percorso, ma una soluzione certa non si trova.
A quel punto appare "il crucco cometa-gps".
Atch lo traccia come un raggio laser e io appresso: conosce la strada, ha il
gps e gambe buone.
Resto staccato, tra il vento forte, la semi cecità, il freddo e la
stanchezza
mi attardo un poco, sulla neve dura e ventata a tratti perdo le tracce del
gruppetto di testa.
Sono lì lo so, ma in quel momento mi sono spaventato.
Poi anche loro si sgranano, ne recupero un paio, fabio vedo che prosegue
davanti da solo.
Tra me e me penso che ha tanto coraggio.
Faccio due battute col crucco che aspetta l'amico che si è attardato e
sgammo il "sardonico" sorriso che contraddistingue quella banda di
folli, fortissimi e avezzi ormai a tutte le condizioni della montagna.
Solido, non c'è che dire!
Avanzo che ormai mi trascino e alzo lo sguardo, in quell'istante un buco si
apre,
appare fabio, appena sopra e avanti forse 200 metri, dietro a lui la vetta,
chiara, certa!
Un istante, poi di nuovo il nulla.
Sto per sballare, il crucco mi recupera e gongolante mi dice:
"hai fisto la cima?"
Ancora poco e ci siamo.
Da lì in poi la montagna si placa, forse ci riconosce qualcosa,
per aver cmq raggiunto la vetta.
Ci lascierà affrontare i suoi pericoli
lungo la discesa senza la pressione del maltempo.
Cala gradualmente il vento,
le nubi si diradano lentamente, appare un velato sole
via via più intenso. Si profila la magnificenza del
panorama. Respiriamo.

Davvero un'impresa molto più grande di me.
In discesa la neve è difficile e le mie gambe
finite. Costringo tutti a lunghe attese.
Rivedo i seracchi, adesso li valuto diversamente.
Ne avverto il pericolo in modo lucido, più consapevole.
Arriviamo al rifugio, sono da strizzare, ma quello
che ho dentro non se ne andrà quando sarò asciutto.
Dico che ci ho lasciato "una vita" su quella
salita, che adesso ne devo tirar fuori una nuova.
Mi guardano franco e fabio, cercano di capire cosa cz
sto dicendo.
Ci sto pensando ancora io stesso.
Devo proprio fare i complimenti a Fabio,
più andiamo a spasso insieme e più mi rendo conto che è proprio bravo.
Abbiamo detto che dobbiamo tornare, giusto per godersi la vista dalla cima.
Spero che saremo tutti assieme a stringerci la mano.
Francesco Aliani"

Appena fuori dal Rifugio Domenica alle 5:00


Tra i seracchi




Nel canale a 3000mt



A 3200mt appena prima del bivacco Lombardi


Sopra il bivacco (3300mt) verso la cima (3905mt)


Una schiarita in discesa


Fabio Zamperetti