Il mese di Febbraio nel Nord Italia ha generalmente una incostanza tipica dei mesi di transizione.

Possiamo quindi avere settimane tipicamente invernali o al contrario con caratteristiche quasi primaverili.

 

Famoso per il freddo glaciale e l’abbondanza di neve è stato quello del 1929 il quale si è fatto sentire anche nel Veneto e nel Veronese e resterà memorabile. Famoso anche quello del 1956 la foto mostra la fontana di Piazza Brà gelata:

chrome 2017 02 10 15 15 09

Dobbiamo però fare un balzo notevole indietro nel tempo per arrivare a quella che è stata la più grande ondata di freddo e neve che sia mai giunta nelle nostre zone, si tratta del Febbraio 1803.

Diversi documenti narrano di quelle memorabile nevicata che ha portato tra il 7 ed il 10 Febbraio

50 cm di neve e oltre in città e colpì l’intera nazione e soprattutto la Pianura Padana Orientale e la costa Ligure e Tirrenica compresa Roma con una nevicata paragonabile a quella celebre del 1956.

Nel “Diario dell’Oste” raccolta storica cronologica di Valentino Arbetti Oste in Corte Farina a Verona (Raccolta a cura di Maurizio Zangarini) troviamo la seguente descrizione della nevicata:

“In questo giorno (7 febbraio n.d.r.), alle ore sette dopo il mezzogiorno, ha cominciato a fioccar della neve, molto bianca e assai grandemente. Ha seguitato tutta questa notte ed è venuta all’altezza di 19 oncie in tutta questa notte. Vi sono molti uomini che non si ricordano di aver mai più visto in così breve tempo tanta neve come questa volta…”

Leggiamo inoltre dalle Memorie dell’Accademia di Agricoltura di Verona:

“Febbraio. Dal 1 al 19 sfoggia continue aspre giornate, distinte con zero, o sotto, fino al nono grado li 7. Nella Gallizia, che non è poi gran fatto settentrionale, giunse al trentesimo, che fissa, e rende malleabile il mercurio. Quanto fu qui il freddo continuato, basta sapere che la media risultò - 0,12 , la quale non vi di prima d'ora. Squagliatasi la neve dianzi venuta, ne sopravvenne dell'altra, nel cominciar di questo, in sì gran copia , e per tanto spazio di tempo, che il dì e la notte delli 10 nevicava tuttavia forte, e diede pollici 4 d'acqua senza stilla di pioggia; e quello che fa maraviglia maggiore, esercitandosi l'anemoscopio sei volte di più dalla parte occidentale , che dal l' orientale, contro lo stile di tutte le burrasche nevose, e d'ogni stagione.”

Ancora da “Storia di Verona dal 1790 al 1822
“Il 7 febraio la scena mutava: la neve cadeva in quantità straordinaria toccando in due giorni all'altezza di circa settanta centimetri, e seguiva un freddo intensissimo, causa di nuove miserie e di nuovo squallore (116). [(116) Diario De Scolari. Vedine la data. Alberti MS. p. 58.]”

Dalle documentazioni si può ipotizzare che abbia nevicato in più riprese dal 4 al 10 Febbraio e che la notte dal 7 all’8 Febbraio ci fu una vera e propria tormenta in città; è presumibile che ci sia stata una sorta di confluenza/convergenza dei venti dai quadranti opposti proprio sul Veronese tali da creare un accumulo mai più visto nelle ns zone.

Nota:

Conversione delle Unità di misura vigenti nel periodo storico:

1 piede veneto = 12 pollici = 12 once = 0.3477m
4 pollici d'acqua = 116mm
19 once = 55 cm
18 pollici = 52 cm