Esattamente 10 anni fa la città di Verona, i suoi sobborghi ed altri comuni del veronese sono stati interessati da una grandinata con chicchi di notevoli dimensioni.

Alle cinque del pomeriggio del 3 Maggio 2013 con provenienza da sud, un forte temporale  ha interessato la parte centro-meridionale della nostra provincia ed in special modo i sobborghi cittadini ed il comune di Vigasio portando, soprattutto nella fase iniziale, grandine secca con molti chicchi di dimensioni superiori ai 4 cm e fino a 6cm circa di diametro che hanno provocato danni soprattutto alle auto ed ai capannoni/tetti oltre che alle colture agricole.

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L’eccezionalità di quella grandinata la si deve oltre che alla grandezza dei chicchi anche alla precocità di quella tempesta(2), grandine di quella dimensione infatti seppur rara è più usuale nei mesi di Luglio ed Agosto e può colpire indistintamente la totalità delle pianura e pedemontana, anche se ci sono zone che statisticamente sono più colpite di altre…

All'inizio dell'articolo l'immagine da satellite dove è evidente la nebulosità concentrata e a forma ovalizzata caratteristica dei forti temporali e la carta della altezza di geopotenziale e delle temperature in libera atmosfera dove si nota che il Nord Italia si trovava tra due masse di aria differenti.

Qui sotto il radar dove si possono apprezzare le supercelle (1)  che in Emilia Romagna hanno prodotto tre tornado di forza tra EF2 ed EF3/EF4!(5) e quella più a nord nel veronese.

 

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Non tutte le zone della provincia sono state  interessate da temporali (ad esempio la parte più occidentale) la perturbazione infatti non era bene organizzata, si trattava molto probabilmente di un evento prefrontale(3)

A livello di masse d’aria in gioco l’afflusso nei bassi strati di aria umida da sud est e nel contempo l’afflusso più secco da Sud Ovest in quota ha favorito la rottura dell’inversione termica e la convezione(4) esplosiva delle celle grandinigene.

A destra la grandezza e la forma varia dei chicchi, raccolti dal sottoscritto in città, a confronto con una moneta da 2 euro.

La provincia di Verona ed in modo minore la città stessa per motivi micro climatici ed orografici ha sempre avuto una propensione ad eventi grandinigeni di varia entità.

Precedentemente in città si sono avute grandinate dannose ad esempio nel Giugno 2000 e ancor prima nel 1984, 1965 e nel 1945, di quest’ultimo evento proprio alla fine della seconda Guerra mondiale si ha una descrizione nel giornale “Nuovo Adige” dell’epoca:

“La grandine è scesa in città alle 17:40 secca. Radi al principio i chicchi si fecero più fitti tanto che le persone credevano fossero calcinacci smossi dalla furia del vento. Durò fino alle 18 e un minuto. I chicchi erano moltissimi della grandezza di un grosso uovo di gallina distrussero e danneggiarono tetti e piantumazioni. Cadde poi un diluvio di acqua fino alle 18:30 per poi riprendere con ancora un po’ di tempesta alle 20:30. In provincia i danni maggiori dalla secca grandinata si ebbero nell’est: Soave, Monteforte, Illasi, Cazzano.”

Da non dimenticare il più recente evento dell’Agosto 2020 più che per la grandezza dei chicchi per la loro abbondanza e la forza distruttiva legata alle raffiche di vento.

Ricordo che questo evento meteorologico eccezionale è citato assieme a molti altri nell’opuscolo “Eventi meteorologici nel Veronese”

Paolo Donà

 

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(1) la supercella è un mesociclone (ciclone a scala ridotta) ovvero il tipo di temporale più pericoloso in assoluto, il temporale continua a rigenerarsi per cui più che di direzione di provenienza si dovrebbe dire “direzione di propagazione/figliazione della cella”.

(2) nel veronese col termine “tempesta” si intende la grandine.

(3) temporale che si instaura prima che il fronte freddo arrivi effettivamente in loco.

(4) ovvero l’aria calda che più leggera sale e condensa in nuvole

(5) secondo la scala Enhanced Fujita che categorizza i tornado in base al danno che provocano che va da EF0 ad EF5