Didattica meteo
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In inglese si dice freezing rain ed è un fenomeno meteorologico raro, soprattutto in molte zone della pianura veneta, che molte persone non concepiscono. Di solito esiste il concetto di neve o pioggia, il gelicidio invece è una via di mezzo che alle persone comuni è molto difficile da spiegare: “come?, -2° e piove? Allora il termometro è sballato”, “due giorni che piove e la neve non si è sciolta, perché?”..queste sono alcune frasi che si sentono dire in caso di gelicidio. Andiamo a vedere come nasce e si sviluppa il fenomeno.
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Cari lettori, osservando attentamente le immagini radar e quelle satellitari è ben visbile un movimento di rotazione delle bande di precipitazione all'interno della PP, delle Alpi e delle confinanti Svizzera ed Austria.
Osservando il radar possiamo infatti notare come a W del Bresciano, in particolare sul Piemonte e la Lombardia occidentale le precipitazioni abbiano , in questo momento, una direttrice sostanzialmente NW-SE. Al contrario, dal Veronese, preocedendo verso levante è ancora evidente un movimento del tipo SE-NW delle stesse.
E' quindi chiaro come sia presente un movimento circolare del campo di precipitazione centrato intorno un fulcro di alta quota disposto all'interno delle Pianura Padana.
Ecco un'immagine molto esplicativa a riguardo:
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Ebbene sì, parliamo ancora una volta di quel terribile ventaccio che tanto secco porta da noi mentre tanta neve dona ai cugini micetti.
Questa volta parliamo di una sua possibile distinzione, tra NE di massa d'aria molto umida e di NE di estrazione secca semi continentale, cercando di capire come in realtà esso produca effetti diversi, termicamente parlando, sulla nostra provincia e nel Vicentino.
Ci sono infatti forti segnali che mostrano come un vento da NE molto carico d'umidità, tipico delle situazioni cicloniche e perturbate, produca un riscaldamento molto maggiore sul Veronese che un corrispondente vento, uguale in modulo ed in direzione, secco.
Per esempio una Bora secca o "chiara" produce un gradiente termico tra la pedemontana vicentina e quella veronese molto minore di quella "scura" o umida che dir si voglia.
Questo perchè l'ascesa forzata sul lato sopra vento dei Berici+Lessini più Carega, di una massa d'aria molto umida,vittima di un limite di condensazione molto basso, libera, con la trasformazione in calore, un'enorme quantità di energia.
Se prendiamo infatti due identiche masse d'aria in ascesa forzata orografica, una molto umida ed una molto secca, a parità di quota "H" raggiunta la massa d'aria umida sarà molto più calda ( ascesa lungo un adiabatica satura ) e con velocità verticali maggiori stante la trasformazione in calore, anzi energia termica, dell'umidità.
"De facto" le micro-goccioline di vapore ( sarebbe più giusto parlare di molecole di acqua) devono passare da uno stato assai caotico, quello gassoso, a quello maggiormente ordinato, liquido, per farlo devono cedere all'esterno molta energia cinetica e dunque producono un riscaldamento.
Questo a livello previsionale si sviluppa nella differenza che intercorre, come già detto in precedenza, tra Bora Chiara e Bora Scura ma anche, forse più interessante, in quella che può avere luogo, nel corso di una nevicata, tra aria di estrazione Friulana, e masse in movimento iniziale dall'alto Adriatico.
Nel secondo caso l'effetto per noi è doppiamente pernicioso in quanto ad un maggiore contenuto d'umidità proveniente dal mare si associano valori termici di partenza leggermente più elevati.
Una piccola parte può essere giocata anche dall'intensità del gradiente termico che viene ad intercorrere tra il suolo e i 1500m circa del lato sopra vento, questo perchè un raffreddamento molto spinto della colonna d'aria in ascesa può abbassare ulteriormente il limite di condensazione, grarantendo una maggiore "efficacia "delle precipitazioni sul lato di salita ed una maggiore secchezza sul lato sottovento.
Questo punto viene però ad essere molto ridimensionato procedendo con le precipitazioni in quento il grande calore latente liberato dal valore raddolcisce in parte il gradiente.
Raggiunto poi il top dell'ostacolo orografico l'aria inizia a ridiscendere in modo turbinoso e vorticoso, non linearità tipica dei venti di caduta, in questo caso seguendo un adiabatica secca dunque in modo molto efficente, almeno dopo il tempo necessario affinche la colonna d'aria sottovento si sia del tutto seccata.
Nella caduta al riscaldamento per compressione si associa, importante, quello per attrito con il suolo, riscaldamento che diviene sempre più importante in funzione della velocità.
Ecco qualche mappa della Bora chiara di ieri:
Gradiente termico tra Verona/Vicenza molto debole..
Spero vi ricordiate un pò di mappe del NE della passata nevicata, con quell'incredibile gradiente termico tra Verona e Vicenza.
Simone Vesentini
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Foto molto significativa del raddolcimento avvenuto il 01-01-06 nel vicentino:
L'ho scattata dalla strada che da Perarolo scende ripida verso Fimon, nei Colli Berici.
Ben si vede la Valle di Fimon, in tutto il suo glaciale splendore, in direzione Est ove sbocca all'altezza del Tormeno.
Questa sinuosa valle si presenta assai chiusa e offre spesso occasioni per Tmin davvero basse.
In essa la conservazione della neve é assicurata piu' che in altre parti della pianura, pur trovandosi ad una quota media di 25 m slm.
Che dire della foto, scattata attorno alle 12.30 circa del 01 Gennaio 2006?
Che il limite superiore della nebbia ha dato un'ottima indicazione per un rudimentale "radiosondaggio", costruito manualmente dal sottoscritto e confermato poi da quelli "veri" nei siti piu' vicini.
Le T rilevate sono quelle di una semplice autovettura, dunque non molto precise... ma assai indicative.
Attenzione che con queste condizioni igrometriche il limite sup della nebbia nn si trova nel punto piu' "caldo" ma leggermente al di sotto.
Possa essere di esempio, tale foto, per far capire a tutti, una volta di piu', che il paesaggio, spesso, sa offrire ottime indicazioni sullle condizioni meteo in corso, addirittura con maggior precisione delle elaborazioni (mappe) disponibili sul web.
Saluti
Davide V
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Il graupeln è una meteora solida sotto forma di palline di ghiaccio pastose. Cerchiamo di capirne meglio la genesi.
Primo elemento da sottolineare: la descrizione del graupeln viene fatta in seno ai fenomeni grandinigeni, e quindi a fenomenologia collegata a spinte convettive non trascurabili.
Si sa che l'avere moti convettivi di una certa entità é condizione necessaria, ma non sufficiente, per la genesi di cellule temporalesche.
Si collega il graupeln a sistemi perturbati ben caratterizzati da moti convettivi (l'irruzione di aria polare in un'area interessata da masse d'aria piu' tiepida, nella stagione primaverile, ben si sa cosa provoca!) ma non propriamente temporaleschi.
Il graupeln si forma quindi per congelamento di gocce d'acqua sopraffuse (ovvero in forma liquida anche se la T della nube é moolto al di sotto degli 0°C) in forma disordinata attorno a particelle di ghiaccio, senza la regolarità dei cristalli di neve che vanno in seguito a strutturare il fiocco.
Ovvero il chicco di graupeln accresce in forma disordinata (ma compatta) attorno ad un nucleo generatore, causa la turbolenza dei moti convettivi, mentre il cristallo di neve, in un volume d'atmosfera maggiormente "quieto" ed inerte, ha la possibilità di svilupparsi in geometrie ben piu' regolari ed affascinanti.
Sempre che mi si conceda di utilizzare il termine "regolare" per descrivere il singolo cristallo di neve.
In sintesi: il cristallo di neve presenta la classica forma a stella, con uno spessore pari a circa 1/10 del diametro della stella stessa (dalla coesione di piu' cristalli si ha il fioco di neve), mentre il chicco di graupeln (anch'esso comunque caratterizzato da processo di cristallizzazione) si presenta in forma di minuscola e biancastra pallina, con un diametro che mediamente si aggira dai 3 ai 5 mm.
Immagini al microscopio elettronico che testimoniano la diversità strutturale tra un cristallo di neve ed un chicco di graupeln
In Italia si parla solitamente di neve tonda: la neve tonda in Germania é chiamata graupeln.
Il graupeln, dalle nostre parti, ha buone possibilità di cadere nella stagione primaverile (stagione di transizione ove il sole "picchia" di piu' e per un maggior numero di ore, generando maggiori possibilità di contrasti termici verticali allorquando risultino presenti infiltrazioni d'aria assai fredde); comunque sia é un fenomeno ancora abbastanza raro.
Diversamente in montagna il graupeln cade piu' di frequente, in guisa di contributo non trascurabile nei bacini d'accumulo di aree glaciali.
E' del tutto da escludere la caduta di graupeln quando una massa d'aria tiepida scorre sopra una massa fredda ben consolidata sugli strati bassi dell'atmosfera (tipo cuscinetto padano), e quindi durante le nevicate "da raddolcimento" tipiche della stagione invernale.
Nell'ambito di tali nevicate puo' cadere della neve in forma granulare ad inizio fenomeni e nelle fasi di "stanca" della nevicata, laddove le deboli precipitazioni in atto cadono comunque in forma di ghiaccio a causa delle T prossime o inferiori agli 0°C. E' neve granulare che non deve essere confusa con il graupeln.
Il graupeln puo' cadere anche con T di 5-6°C al di sopra dello 0, nn dimentichiamocelo!!
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- Corrado Vaona
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